Se ci prendessimo la briga di fare una piccola ricerca sulle maschere tradizionali di carnevale italiane (chi di noi non la farebbe?), scopriremmo che si tratta di una compagine quasi totalmente maschile, una squadra di football americano di Arlecchini, con una sola presenza femminile: Colombina.
Tale Colombina era una serva, oggetto del desiderio e delle gelosie dei personaggi maschili.
Il modello di stereotipo base diciamo, quello utilizzatissimo in ogni ambito, comodo e senza fili.
La Commedia dell’Arte ha la scusa di risalire al XVI secolo, i contemporanei che scusa hanno?
Nello specifico caso in questione potrebbe essere interessante analizzare i fatti da un altro punto di vista.
La Commedia dell’Arte con i suoi personaggi ambiva a rappresentare in chiave comica i vizi, le debolezze e le perversioni del genere umano; nessuna donna, pur se talentuosissima attrice, avrebbe potuto impersonali meglio di un uomo.
Lasciando da parte il profondo acume dei drammaturghi del XVI secolo, continuiamo a parlare di maschere.
Il Carnevale è una delle feste preferite dai bambini, ma anche da adulti ci si può concedere di divertirsi con del camouflage. A seguire una tragicomica carrellata di maschere che quasi tutte abbiamo indossato, o avremmo voluto indossare, o ne avremmo fatto volentieri a meno, e un mini fai da te per provare a ricrearle.
• La principessa
Quelle tra noi che già da piccole avevano il karma favorevole possono vantarsi di aver indossato nuvole di tulle di tutti i toni del rosa, diademi di pura plastica grezza e ombrellini di finto pizzo. A guardarlo così non sembrerebbe, ma era il sogno vaporoso di molte bambine poter svolazzare con una gonna enorme.
Tralascerei la descrizione accurata delle acconciature artigianali in stile Principessa Sissi in hangover o peggio le
parrucche di materiale radioattivo color giallo banana molto matura.
Principessa faidate: gonna di tulle, corpetto luccicante, frontino gioiello, allure di nobiltà.
• Farfalla/coccinella/ape/altre creature del regno animale
Abbiamo tutte dovuto superare il periodo National Geographic delle maschere di carnevale. Per alcune di noi con genitori particolarmente appassionati di etologia è stato tutt’altro che semplice.
Siamo state rane, tigri, libellule, conigli, salamandre pezzate delle Alpi Marittime.
Animali faidate: ma davvero vogliamo rivivere questo piccolo dramma?
• Sailor Moon
Maschera feticcio di tutte le bambine degli anni novanta, non solo per il vestito bellissimo (e lo era) ma anche, forse
soprattutto, per ciò che rappresentava il suo rivoluzionario atto di evoluzione in guerriera non abbandonando se stessa.
Sailor Moon ci ha mostrato che possiamo essere fragili senza sentirci deboli, che la magia la creiamo noi, che c’è un
universo di cose da scoprire fuori dal nostro habitat, e che il biondo alla fine sta bene un po’ a tutte.
Sailor Moon faidate: tee bianca da modificare con fiocchi e gemme, gonnellina blu o stoffa per confezionata, guanti bianchi da ornare con bordo rosso, stivali rossi, passo da guerriere. Non serve la parrucca, basta essere bionde dentro.
• Pierrot
Se malauguratamente il periodo di carnevale si trovava a coincidere con una vena malinconica degli adulti nostri tutori, potevamo correre l’enorme rischio di venire vestite da Pierrot.
Con tutto il rispetto per l’elegante spleen del personaggio e per il suo leopardiano romanticismo, una bambina di sei anni immersa in un camicione bianco mentre tutte le amichette si pavoneggiano piene di tulle potrebbe aver davvero voglia di piangere lacrime nero kajal.
Ma, bambine vestite da Pierrot o in altri modi non troppo pop, in quel momento la vita ci ha insegnato a non sentirci
sbagliate solo perché diverse.
Magari, vita, la prossima volta ce lo puoi insegnare non a carnevale?
Pierrot faidate: divisa da fornaia, infermiera, pasticciera, chef, chirurga, judoka o qualsiasi altra che preveda casacca e
pantaloni bianchi. Cappellino nero, tanto trucco e guardare “I ponti di Madison County” per accumulare la giusta dose di tristezza.
Nessuno può mettere Colombina in un angolo.
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